“L’appetito vien mangiando”: l’esperienza in parrocchia
La formazione che i seminaristi ricevono negli anni di seminario abbraccia anche la dimensione pastorale, e questo in concreto significa che i seminaristi possono toccare con mano la vita di una parrocchia e conoscere una comunità cristiana concreta, con tutte le dinamiche che la attraversano. I seminaristi hanno l’opportunità di stare in una parrocchia dal sabato alla domenica, dopo la settimana trascorsa in seminario, e così conoscere dal di dentro la vitalità della parrocchia, con i suoi gruppi, con le sue problematiche, con i suoi progetti, con uno sguardo privilegiato per i giovani e i ragazzi. Non solo al sabato e alla domenica, ma abbiamo l’opportunità di vivere la vita della parrocchia anche nel tempo dell’estate, dedicandoci a tempo pieno ai giovani e ai ragazzi. Solo immergendosi nella vita parrocchiale, i seminaristi riescono a cogliere dal vivo quali siano le esigenze della parrocchia, le dinamiche pastorali, gli orizzonti del proprio ministero futuro.
ESERCIZI SPIRITUALI: UNA RICARICA NEL QUOTIDIANO
Dalla sera di domenica 24 fino a sabato mattina 30 gennaio, abbiamo vissuto l’esperienza degli esercizi spirituali: momento tanto atteso per recuperare lo sguardo di Dio sulla nostra vita e per approfondire il nostro rapporto con Gesù. Di solito gli anni scorsi trascorrevamo gli esercizi in qualche casa di spiritualità; per il persistere della pandemia non è stato possibile e siamo rimasti in Seminario. Certo, è stata una sfida perché il Seminario è il luogo in cui passiamo gran parte della settimana e il rischio di lasciarci coinvolgere dai lavori quotidiani o semplicemente di distrarci nella nostra camera era elevato. Da subito, però, ci siamo accorti che poteva essere un’opportunità: stare in preghiera e in silenzio per così tanto tempo nei luoghi in cui viviamo, fatichiamo e cresciamo ogni giorno ci ha permesso di vedere il presente con altri occhi. Nel silenzio e nella preghiera ci siamo accorti, con uno sguardo nuovo, del dono prezioso che ciascuno di noi è, e insieme del dono che è il luogo in cui viviamo: la fraternità e la casa, due aspetti così ricchi di richiami a quel Dio che ci ama senza stancarsi mai e dal quale attingiamo vita per ogni nostra azione.
E GIOIA SIA!
I Nuovi Orizzonti di Chiara Amirante
Chiara nasce nel luglio del 1966 a Roma da una famiglia agiata. La sua infanzia è segnata dalla spiritualità dei genitori, ovvero quella del Movimento dei Focolari. L’incontro personale di Chiara con Dio non arrivò tardi. All’età di undici anni infatti Chiara si trovava ad un ritiro con il Movimento dei Focolari e proprio in quella occasione le parole della prima lettera di Giovanni - «Da questo abbiamo conosciuto l’amore: egli ha dato la sua vita per noi» (3,16) -, segnarono Chiara a “fuoco”. Da quel momento in avanti Chiara comprese che per essere felice avrebbe dovuto donare se stessa totalmente a Dio. Giunta all’Università Chiara si fa notare per la sua personalità carismatica riuscendo a creare un gruppo di incontro e di condivisione sulla Parola di Dio arrivando a coinvolgere circa 300 ragazzi. In questi anni Chiara è attivissima nel Movimento dei Focolari giungendo a ricoprire anche un ruolo importante di coordinatrice. Colpita improvvisamente da una grave malattia agli occhi (un’uveite con interessamento della retina), Chiara patirà dolori lancianti e arriverà alla perdita quasi totale della vista.
Custodire la vita e generarla con creatività - Testimonianza di sorella Miriam
Abbiamo intervistato sorella Miriam della famiglia religiosa delle Discepole del Vangelo che condivide con noi alcuni momenti di vita comunitaria. Tra i numerosi servizi che svolge, proviamo a conoscere meglio la sua responsabilità come assistente religioso.
Come scopri la vita nei reparti?
È una domanda ampissima! Quando dico che lavoro al Sant’Anna, immediatamente molti mi dicono: “Che bello con i bambini!”. In effetti è un ospedale importante per la maternità, però direi che questo è un primo livello, il più visibile. Sì, c’è la vita che pulsa con tutta la sua energia in quelle culle, c’è il respiro dell’umanità di domani. Però vedo la vita anche nelle culle di quei bambini che invece lottano per vivere perché noi “già navigati” in fondo non sappiamo dare certezze; vedo la vita negli sforzi generosi ed eroici dei loro genitori che, in silenzio, vegliano accanto a loro; vedo la vita anche dove essa, per come la conosciamo, sta volgendo al suo termine ma viene lasciata senza nulla in sospeso e nella pace.